Diletta Benedetto

Peso e volume gareggiano con le leggi della fisica, bianco su bianco, questa volta. E il fluido nel quale
restano sospese le sculture di Oreste Casalini non è certamente semplice aria. La densità di quella
sostanza è determinata dalle stratificazioni successive di segni, impronte, sensi, emozione e materia
che hanno abitato quello spazio e Oreste, come un chimico che gioca coi suoi liquidi di contrasto,
estrae quelle forme dal tessuto connettivo della stanza bianca del Castello di Rivara, cortocircuitando
passato e presente, mettendo in risonanza il proprio lavoro con quelli che occupano gli spazi attorno
e con tutti quelli che, da sempre, li hanno occupati. Raccontando così al nostro profondo, al di là di
qualsiasi tecnicismo da critici d’arte, quale sia la specificità di quel luogo.

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