Oreste Casalini

Arte è aggiunta di senso

Sul concetto di gratuità e astrazione, due categorie definiscono la natura della bellezza in un’opera d’arte. È grauito il tendere alla perfezione assoluta del concetto e della forma, una impresa imposta dal semplice desiderio di tendere il limite del possibile, arrivare alla estrema conseguenza astratta.
Tendere al meglio come atto di devozione alla natura spirituale del proprio essere.
Il migliore è sempre al di là del possibile, con la giusta preparazione e il necessario abbandono, si creano le premesse per il miracolo, il salto nel ritmo, la precisione millimterica. Un opera è sempre il risultato di un desiderio smisurato, la natura stessa della meraviglia si nasconde in questo segreto, il piacere semplice di fare il meglio, tendere al meglio come atto di devozione e rispetto per il lavoro, una azione rituale, tra le righe, nello spazio del non richiesto, quel che è essenziale aggiungere per non morire di sola materia.
Un opera contemporanea o ha in sé questo aspetto spirituale e paradossale assieme o non è nulla, neanche decorazione, pura casualità senza significato.
In una visione spirituale l’opera opera, acquista il sapore della visione, del non materiale, il non quantificabile, quel che esiste in una idea. Un lavoro fatto ad arte.

Devozione

Devotion #5 è una installazione realizzata per Ostrale nell’estate del 2014 a Dresda.
L’opera si compone di una parte realizzata direttamente sulla parete, un parte scultorea al centro, una grande ala bianca leggermente distaccata dalla parete e in basso a destra una testa bianca reclinata, appoggiata su una tavola foderata di tela juta.
Sulla parete un ritmo di forme e parole disegnate a carbone definiscono un orizzonte, uno spazio di proiezione. Linee di frasi si intersecano come onde, si inseguono e si addensano formando al centro della parete una sorta di nuvola, una costellazione di parole.
In un luogo tragico come quello che ospita la fiera, una miriade di voci si accavallano,memorie prese in prestito, parole scomparse, ricordi di letture. la presenza costante del Mattatoio numero 5 di Vonnegut. L’opera rappresenta una visione istantanea, spaziale, di
un intero discorso, voci catturate e trascritte come una danza, un messaggio.
Sovrapposta, la forma dell’ala si stacca nell’aria come fatta di sola luce e ombra, definendo un puro movimento astratto, come fuso nella materia stessa. Rappresenta un desiderio di purezza capace di riscattare tanto orrore, mentre nel punto focale opposto un grumo di materia giace senza forma apparente. La testa si rivela avvicinandosi, si comprende la materia riscattata dalla cura, dal lavoro.

La necessaria devozione alla bellezza.

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